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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 118
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originale
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118 Demosthenes quidem, qui abhinc annos prope trecentos fuit, iam tum filippi/zein Pythiam dicebat, id est quasi cum Philippo facere. Hoc autem eo spectabat, ut eam a Philippo corruptam diceret; quod licet existumare in aliis quoque oraclis Delphicis aliquid non sinceri fuisse. Sed nescio quo modo isti philosophi superstitiosi et paene fanatici quidvis malle videntur quam se non ineptos. Evanuisse mavultis et extinctum esse id quod, si umquam fuisset, certe aeternum esset, quam ea, quae non sunt credenda, non credere.
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traduzione
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118 Demostene, che visse circa trecento anni fa, gi? allora diceva che la Pizia "filippeggiava", cio?, per cos? dire, prendeva le parti di Filippo. Questa frase mirava a far intendere che la Pizia era stata corrotta da Filippo. ? dunque lecito credere che anche in altri responsi dell'oracolo di Delfi vi sia stato qualcosa di non veritiero. Ma, non so come, sembra che questi filosofi superstiziosi e, starei per dire, fanatici vogliano a tutti i costi far la figura degli sciocchi. Vi ostinate a sostenere che ? svanita ed estinta una forza che, se mai vi fosse stata, sarebbe senza dubbio eterna, piuttosto che rinunciare a credere cose incredibili.
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